Carpenedo, 8 gennaio 2013
di Marta e Roberto Pagotto
Già da tempo sentivamo parlare bene delle Adozioni a distanza della parrocchia di Carpenedo e conoscevamo i promotori dell'iniziativa, avviata venti anni fa. Così, l'ottobre scorso abbiamo aderito al progetto, adottando un ragazzino ospite di un collegio dell'India e siamo entrati a far parte del gruppo dei sostenitori.
Venerdì sera 14/12, invitati a partecipare alla riunione organizzata prima del S. Natale, siamo entrati nella sala del Lux: riconoscere volti già noti, attorno a noi, ci ha dato subito un senso di familiarità; non una conferenza da ascoltare per poi tornare a casa, ma un'esperienza nuova e significativa, perché le persone presenti condividevano fino in fondo il progetto e le finalità: far sì che bambini e ragazzi tra i più poveri del pianeta, in India, Kenia e Filippine, possano crescere e studiare in una scuola.
Adottare è un atto d'amore incondizionato, un farsi coinvolgere totalmente in una situazione che di per sé non ci appartiene, ma diventa d'un tratto parte integrante della nostra vita e segno tangibile della nostra esistenza.
Adottare "a distanza" non è dunque solo impegnarsi a versare una "quota annuale", ma è intraprendere una sfida in prima persona, è mettersi a fianco di uno di questi ragazzi, uno qualsiasi fra tanti, perché tutti bisognosi e tutti a noi sconosciuti.
Ma uno, il primo di un lungo elenco di nomi raccolti in un catalogo, diventa "nostro", non appena vediamo la sua foto e fissiamo lo sguardo sui suoi occhi. Nasce l'impegno a far sì che, egli possa raggiungere un minimo di vita dignitosa, e diventato adulto, possa lavorare per il bene del suo Paese.
Ricordava saggiamente don Gianni, all'inizio dell'incontro, che nel tempo della crisi economica, un'esperienza come questa ci fa aprire gli occhi, conoscere la realtà intera e non solo a spicchi. Noi dobbiamo tagliare i consumi, risparmiare, ridurre il riscaldamento e misurare le spese. Non possiamo per questo però, chiuderci nelle nostre difficoltà, e diventare timorosi di tutto e pessimisti, ma tanto più aprirci alla solidarietà e alimentare la speranza.
L'intervento delle due sorelle di suor Laura Piazzesi, a questo punto, è stato di stimolo e ha creato l'entusiasmo per poter capire e seguire il grande esempio della suora, originaria di Venezia, conosciuta e stimata da tutti.
Davanti all'assemblea, aiutate da alcune significative foto sullo sfondo, Lucia e Valeria hanno delineato con parole semplici e concrete, il modo di pensare e di agire della loro sorella, partita per le missioni, prima in India, poi nelle Filippine, dove ha voluto stare fino alla morte, avvenuta nel mese di agosto 2012.
Hanno ricordato la sua fede incrollabile, la forza della sua preghiera, la capacità di saper progettare e quindi realizzare grandi opere, affidandosi in modo ammirabile alla Provvidenza. Non conosceva le preoccupazioni per ciò che sarebbe stato dopo, sapeva invece vedere le necessità del momento, e tentare ogni possibile soluzione, senza arrendersi davanti a nessun ostacolo. Qualcosa poi sarebbe cambiato.
Insegnava alla gente del posto a non fermarsi, a cercare di migliorare il proprio stato, a investire denaro per iniziare un'attività, anticipando i soldi di tasca propria, fiduciosa che poi la somma le sarebbe stata restituita, in futuro.
Ascoltare e condividere il loro pensiero è diventato per tutti un forte messaggio di speranza e un caloroso invito per chi è entrato a far parte del progetto missioni, a non temere la mole di lavoro da fare, ma credere che ogni giorno è possibile lavorare affinché ogni bambino abbia chi provvede alle sue necessità.
L'esposizione dei dati numerici, dal numero di bambini seguiti nei collegi, alle fasi di sviluppo dei progetti intrapresi e realizzati non è stata infatti una rassegna con finalità di puro bilancio economico, ma un modo di rispondere direttamente ai diversi quesiti e curiosità dei sostenitori presenti.
Alla fine, il racconto dei due giovani sposi, che hanno festeggiato quest'estate in Kenia il loro primo anno di nozze, facendo visita all'orfanatrofio costruito per i ragazzi adottati, ha evidenziato e fatto capire a chi ascoltava, quanto è stato fatto partendo dal nulla e come l'istituzione è ben organizzata e funzionante. Vedere e conoscere le situazioni sul posto, confrontare le esigenze quotidiane di ogni nostra famiglia (l'auto, il telefono, il cibo, il lavoro, gli spostamenti...) e le più elementari necessità di quei ragazzi, che non hanno niente di garantito, rivoluziona il nostro modo di pensare e di vivere.
Si riparte dall'essenziale, si comprende l'importanza delle cose, secondo una scala di valori fondamentali, dei quali è necessario riappropriarci, perché possano diventare patrimonio comune all'umanità.
E questa forte testimonianza, seguita dalla presentazione del gruppo di volontari che partirà in gennaio 2013, per una visita ai collegi dell'India, chiude la serata, lanciando il più bel messaggio di auguri per la vicina Festa del S. Natale: la corresponsabilità e la speranza di poter realizzare insieme grandi progetti. A lla fine, un quadratino di ceramica decorato con una goccia d'acqua turchese, consegnata ad ognuno dei presenti alla serata, ha voluto indicare, che ogni singola goccia, può crear l'oceano !
Marta e Roberto Pagotto
Una selezione di immagini dell'incontro è stata pubblicata sulla Gazzetta dei Carpini, il settimanale online multimediale della parrocchia di Carpenedo.
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© Gruppo Missioni - Parrocchia di Carpenedo