Carpenedo, 11 settembre 2008
Carissimi,
A seguito delle notizie che recentemente sono apparse sui giornali,
relative alle violenze subite dalle comunità cristiane in India,
posso tranquillizzare tutti coloro che mi hanno contattato che nella zona in
cui operiamo non si sono riscontrati fatti di violenze, pur respirando
un'aria di tensione religiosa.
Secondo quanto mi è stato riferito dalla nostra Diocesi di Eluru , i fatti gravi sono accaduti nello Stato orientale dell'Orissa confinante con l'Andhra Pradesh. Queste violenze, sono state scatenate da spirito di ritorsione: gli indù hanno accusato i cristiani dell'omicidio di Swami Laxmanananda Saraswati, leader degli integralisti indù, mentre l'uccisione è stata rivendicata dai guerriglieri maoisti ("naxaliti"). Ma quello dell'omicidio del leader indù appare solo come un ennesimo pretesto dei fondamentalisti per commettere atti di violenze contro i cristiani, con violenti scontri, attacchi a missionari cristiani, incendi a chiese, conventi ed ad altre strutture. Il giorno 29/8 le scuole frequentate dai nostri ragazzi sono rimaste chiuse per protesta contro il perdurare di queste violenze.
Di seguito riporto le informazioni che ci ha inviato il responsabile del Social Service Centre di Eluru riguardanti la cronologia degli eventi accaduti.
Per chi volesse approfondire l'argomento riguardante le persecuzioni anticattoliche che si stanno diffondendo, allego l'editoriale del giornalista Panebianco apparso sul Corriere della Sera di domenica 7 settembre.
Per il Gruppo Missioni
Gianni Scarpa
Questa lista è stata compilata dal segretario dell'Arcivescovo, Bhubaneswar e da altre fonti.
di Angelo Panebianco
Con l'eccezione della stampa cattolica, i mezzi di comunicazione non hanno dato risalto al fatto che ieri la Conferenza episcopale ha indetto una giornata di solidarietà con i cristiani perseguitati dai fondamentalisti indù (e una fiaccolata con l'appoggio di « Liberal» è prevista per mercoledì prossimo). Come se fosse una faccenda interna della Chiesa. Le notizie sulle uccisioni di cristiani che si verificano da alcune settimane nello Stato indiano di Orissa vengono naturalmente pubblicate (ieri sono state aggredite quattro suore dell'ordine di Madre Teresa di Calcutta). Così come vengono (di solito) pubblicate le notizie sui periodici massacri di cristiani in certi Paesi islamici.
Ma quando queste cose accadono ci si limita a registrare i fatti, per lo più senza commenti. Eccezionalmente, fece scalpore, nel 2006, l'uccisione di un sacerdote italiano in Turchia ma la causa è da attribuire, oltre che alla nazionalità del sacerdote, al fatto che la Turchia ha chiesto di entrare nell'Unione Europea. Sembra che per noi, e per l'Europa, il fatto che in tante parti del mondo persone di fede cristiana vengano perseguitate e, con frequenza, uccise, non sia un problema sul quale occorra sensibilizzare l'opinione pubblica. Eppure i fatti sono chiari. In un'epoca di risveglio religioso generalizzato sono ricominciate in molti luoghi le guerre di religione ma con una particolarità: in queste guerre i cristiani sono solo vittime, mai carnefici.
Da dove deriva tanto disinteresse per la loro sorte? Sono all'opera diverse cause. La prima è data da quell'atteggiamento farisaico secondo il quale non conviene parlare troppo delle persecuzioni dei cristiani se non si vuole alimentare lo «scontro di civiltà ». Come se ignorare il fatto che nel mondo vari gruppi di fanatici usino la loro religione (musulmana, indù o altro) per ammazzarsi a vicenda e per ammazzare cristiani ci convenisse. D'altra parte, basta rammentare le reazioni europee al discorso di Ratisbona di Benedetto XVI. Venne biasimato il Papa, non i fanatici che usarono quel discorso per tentare di incendiare il mondo islamico. C'è anche una seconda causa. Sotto sotto, c'è l'idea che se uno è cristiano in Pakistan, in Iraq, in India o in Nigeria, e gli succede qualcosa, in fondo se l'è cercata. La tesi dei fondamentalisti islamici o indù secondo cui il cristianesimo altro non è se non uno strumento ideologico al servizio della volontà di dominio occidentale sui mondi extra occidentali sembra condivisa, qui da noi, da un bel po' di persone.
Persone che credono che l'Europa debba ancora fare la penitenza per le colpe (alcune reali e altre no) accumulate nei suoi secolari rapporti col mondo extra occidentale. Ne derivano il silenzio sulla libertà religiosa negata ai cristiani, soprattutto nel mondo islamico, e il disinteresse per le persecuzioni che in tanti luoghi, islamici e no, subiscono. Ne deriva anche una sorta di illusione ottica che a molti fa temere di più i segnali di risveglio cristiano (del tutto pacifico) in Italia che tante manifestazioni di barbarie religiosa altrove. Nel frattempo, le religioni «altre», con l'immigrazione, acquistano qui da noi un peso crescente. È difficile che si riesca a fare « patti chiari» con gli adepti di quelle religioni. Almeno finché non avremo capito che il mondo è cambiato e che le nostre reazioni, per lo più automatiche, irriflesse, a quei cambiamenti, sono datate e inadeguate.
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